Chi ha inventato la matita?

CURIOSITA’

Perché la matita viene chiamata anche lapis? Per capirlo bisogna tornare indietro di un po’ di secoli fino alla lingua latina, che indicava come lapis haematites l’ematite, pietra di cui si usavano dei bastoncini per scrivere prima della scoperta della grafite.

Per capire come mai la grafite lascia un segno su un foglio dobbiamo andare a indagare l’intima struttura chimica di questo composto. Si tratta di un minerale disponibile in natura, oggi più comunemente sintetizzato tramite un processo chiamato “grafitazione”.  La grafite una forma allotropica del carbonio; gli allotropi sono particolari “stati” nei quali si può trovare uno stesso composto chimico. La grafite è, infatti, una delle forme nelle quali il carbonio elementare si può trovare in natura (altri esempi celebri sono il diamante e i fullereni ma ce ne sono molti altri).

Ai primi va al merito di aver portato alla luce il materiale: nel 1565, infatti, venne scoperto a Cumberland (Inghilterra) il primo giacimento di grafite del mondo; tuttavia la portata di questo materiale non venne compresa pienamente perché la grafite all’inizio fu utilizzata soltanto avvolta in pezzi di stoffa o canne di bambù per marchiare il bestiame. Ecco, allora, entrare in campo l’inventiva degli italiani che ancora una volta emergono nella storia: fu proprio dalle menti di Simonio e Lyndiana Bernacotti, infatti, che nacque l’idea di inserire la sottile mina di grafite in un involucro cilindrico o esagonale di legno, rendendo la matita molto più solida e resistente. Infine, grazie all’inventore francese Conté, sul finire del ‘700 iniziò la produzione in serie delle matite che permise la loro diffusione su larga scala fino ai giorni nostri.