Chi ha inventato il letto?
Rettangolare, tondo, a molle, in lattice, memory.. oggi nei negozi si trovano innumerevoli modelli e tipologie di letti, ma vediamo come è nata questì’invenzione considerata sacra da molti. Le prime fonti che testimoniano l’esistenza di un vero e proprio “letto”, come luogo/oggetto per il riposo notturno e non, risalgono all’antico Egitto. Si trattava di una struttura rettangolare, solitamente in legno, alla testa e ai piedi della quale si trovavano decorazioni a tutto tondo di animali sacri, quali il cane. Spesso il letto era ricavato interamente in una grande raffigurazione lignea di testa di animale.
In Grecia nacque invece il “letto tricliniare” che era usato oltre che per dormire, anche per banchettare ed esporre i defunti. Realizzato in legno, era arricchito da ornamenti bronzei. Questa tipologia venne ripresa in Etruria e nell’antica Roma, dove però era leggermente più basso e allungato e prese il nome di “fulcrum”.
Nel Medioevo il letto era semplice, raramente decorato con intagli. Il letto medievale si presentava piuttosto alto, e per questo era sempre accompagnato da uno sgabello simile ad un gradino per favorire la salita e la discesa ed era piuttosto corto. I motivi di questa forma erano molteplici: le persone infatti non raggiungevano mai un’altezza elevata e per questo non era necessario che il letto fosse molto lungo; inoltre, viste le precarie condizioni igieniche, era frequente la presenza di topi anche nella stanza da letto. Era dunque opportuno assumere durante il riposo una posizione il più possibile eretta così da evitare che ospiti indesiderati potessero venire a contatto con il volto.
Nel Quattrocento nacque il letto moderno.
Vediamo infatti come l’idea di sfruttare il letto come contenitore per la biancheria, non sia affatto una scoperta recente, ma risalga appunto a quest’epoca dove la struttura era unita su tre lati a cassoni e cassapanche; prevedeva inoltre due spalliere, una detta “testata” a capo, più alta e decorata, e una a piedi detta “pediera”.
Il letto cinquecentesco era di proporzioni più simili alle nostre, anzi spesso era esageratamente largo e lungo per mostrare il fasto del suo fruitore. Tuttavia si conservava l’uso di riposare in posizione eretta per le medesime motivazioni e inoltre per motivi di digestione. Dopo gli abbondanti banchetti di nobili e cavalieri, era in uso ritirarsi nelle proprie stanze e riposare. È evidente tuttavia che dopo un lauto pasto il fisico ha bisogno di rimanere in posizione quantomeno eretta per favorire la digestione. Questo spiega la presenza di numerosissimi cuscini al capo del letto. Un altro particolare molto interessante introdotto in questo periodo con maggiore frequenza negli usi e costumi della società è il “letto a baldacchino”. Questo elemento non è altro che un canonico letto con quattro pilastrini angolari che sorreggono una struttura di copertura con drappi e tendaggi. Questi ultimi potevano essere molto leggeri in tessuti semi – trasparenti, o molto pesanti in broccato, decorati con gemme e bordure d’ogni genere. La presenza del “baldacchino” era giustificata da varie ragioni: la prima era che, diffusasi l’usanza di creare camere da letto enormi che ospitavano diverse attività personali, vi era l’esigenza di isolare il proprio angolo di riposo, di ritagliarsi uno spazio proprio in cui ritrovare le condizioni di pace e protezione che stanno alla base di un buon sonno e, perché no, anche un po’ di privacy. Un’altra ragione non meno curiosa era la presenza di insetti che, allora come oggi, infestavano gli ambienti a seconda dei luoghi e dei periodi dell’anno; ecco che i teli del baldacchino creavano una sorta di antica zanzariera e proteggevano il riposo notturno.
Nel Seicento il letto iniziò ad uniformarsi allo stile decorativo dell’ambiente circostante: il baldacchino rimase solo a scopi ornamentali, non isolando più il letto per creare un’alcova.
Nel Settecento, il letto divenne più piccolo e più povero di decorazioni. Il baldacchino venne ridotto nelle dimensioni e aveva spesso forma a cupola. Finché, giunti alla fine del secolo con il Neoclassicismo, divenne austero, realizzato in legno scuro e decorato con dorature o applicazioni in ottone.
Il XIX secolo fu il periodo del ferro. Si diffuse l’esigenza di dimensionare il letto in funzione dell’ambiente circostante della camera e del concreto utilizzo. Furono introdotte anche le reti metalliche che favorirono la pulizia e l’igiene dei letti.
Giunti all’epoca moderna vediamo come ormai le tipologie di letto siano variate nel corso della storia in funzione delle esigenze umane e della tecnologia. È curioso osservare come tecnica che si evolveva fosse ragionata in funzione dei bisogni dell’uomo per garantirne sempre un maggiore confort. Talvolta l’esuberanza delle scoperte tecnologiche ha prevaricato il vero e proprio benessere dell’individuo. Nella società contemporanea vediamo invece come sia indispensabile ricreare uno stato di comfort ottimale dell’individuo, in particolare nella camera da letto e ancor più nel letto. Questo elemento rispecchia infatti lo stato di quiete che una persona, frastornata da un’intensa giornata, cerca e ritrova appunto nel calore avvolgente delle coperte e nell’abbraccio protettivo di un soffice cuscino. Per questo ci troviamo di fronte a una continua ricerca, siamo arrivati persino a confrontarci con il grande Leonardo da Vinci: egli aveva infatti teorizzato sull’ottimale realizzazione del letto con il progetto conosciuto come “Il letto di Leonardo”. Oltre ai numerosi studi compiuti dal Genio in merito, è curioso sottolineare come egli avesse ideato un letto rotondo, con raggio uguale al lato del quadrato della sezione aurea che avrebbe dovuto ruotare nel corso dell’anno di 360° in concomitanza con i moti terrestri. Sarebbe dunque questa la chiave di lettura universale della bellezza fisiologica secondo Leonardo, che va a scontrarsi con le interpretazioni più attuali dei tecnici di domotica che prevedono che il capo del letto debba sempre essere rivolto a nord.