Chi ha inventato l’automobile?

In questi giorni si sta svolgendo una delle gare automobilistiche più importanti d’Europa: la 1000 miglia. Si tratta di una gara Brescia-Roma e ritorno in le partecipanti sono esclusivamente auto storiche. Ma chi ha inventato l’auto come la concepiamo adesso?

La storia dell’automobile come mezzo di trasporto affermato e funzionante inizia nel XIX secolo. Essa si basa tuttavia su modelli concepiti in precedenza; per questo la data dell’invenzione dell’auto non può essere stabilita con assoluta ed obiettiva esattezza.

Già durante l’epoca storica del Rinascimento erano stati ideati e disegnati modelli di carri in grado di spostarsi da soli. D’altro canto, questi progetti vivevano solo sulla carta. Dei prototipi funzionanti come il famoso Carro di Cugnot (marchingegni con un motore a vapore) furono costruiti solo verso la fine del XVIII secolo.
Nata per sostituire la trazione animale, l’automobile si serviva di motori di volta in volta diversi a seconda dei sistemi di alimentazione. Soltanto dopo la prima guerra mondiale l’introduzione del motore endotermico e della benzina si impose su una moltitudine di sistemi. Ciò nonostante vennero sempre proposte, nei vari periodi storici, forme di alimentazione alternative alla benzina.

Il carro di Cugnot, progettato nel 1769, era azionato da un motore a vapore a due cilindri in linea di 325 mm di alesaggio e 387 mm di corsa, per una cilindrata totale di circa 64.000 cm³. Questo “mostro”, in grado di portare un carico di oltre 4 tonnellate, soprannominato “macchina azionata dal fuoco” procedette lentamente solo per una dozzina di minuti, raggiungendo una punta di velocità stimata inferiore ai 10 km/h; questa pur brevissima esibizione segnò l’inizio della storia della motorizzazione: si tratta infatti della prima dimostrazione pratica fornita al mondo da un veicolo “auto-mobile” nel senso letterale del termine, vale a dire che si muove da sé tramite una forza non animale, non immagazzinata per mezzo di molle e che non utilizzava gli effetti del vento.

Il problema principale stava non tanto nel far muovere il Carro di Cugnot, ma nella lentezza della sterzata e nel farlo fermare, infatti il primo prototipo si distrusse contro un muro.
Tuttavia subito dopo venne costruito un secondo carro nel luglio del 1771 che ottenne il risultato sperato (attualmente, il Carro di Cugnot è conservato al Conservatoire National des Arts et Métiers di Parigi ed una replica si può ammirare presso il Museo dell’automobile Carlo Biscaretti di Ruffia di Torino).

Il Carro di Cugnot fu un prototipo fondamentale, ma caratterizzato da diverse caratteristiche in comune con altre invenzioni come la locomotiva ed il triciclo motorizzato. Si distingueva quindi dall’automobile moderna anche perché non costituiva, per il momento, una valida alternativa alla trazione animale. I successivi progressi portarono ad una vera e propria svolta soltanto dopo un centinaio d’anni, soprattutto grazie ai modelli introdotti da imprenditori come Karl Benz.

L’OTTOCENTO

Anche nel XIX secolo vennero costruite delle automobili con trazione a vapore. Inoltre, ingegneri ed inventori continuavano a lavorare su modelli a trazione muscolare oppure a vela.
Le ricerche che portavano a sviluppare nuovi modelli si spingevano nelle più disparate direzioni, alimentate dagli sviluppi storici della industrializzazione soprattutto inglese. Fu così che le città di Londra e Bath si ritrovarono già nel 1828 con un collegamento di autobus, funzionanti a vapore.

Un momento di grande importanza fu senz’altro il 1876 grazie a Nikolaus August Otto che, inventò la prima autovettura con un motore a combustione interna a quattro tempi. Comunque, l’auto non si era ancora del tutto profilata e distinta da altri mezzi di trasporto e locomozione e trasporto come la locomotiva e la bicicletta. Basti pensare al fatto che due famosi modelli francesi, l’Obéissante e la Mancelle venivano presentati all’Esposizione Universale del 1887 nella sezione dedicata al materiale ferroviario.

Grazie ad alcune decisive innovazioni e alla fondazione di importanti aziende, fu comunque proprio verso la fine dell’Ottocento che l’autovettura diventava per la prima volta un fenomeno ben conosciuto ed in grado di fare concorrenza alla carrozza. Dal punto di vista estetico l’automobile sviluppava per la prima volta caratteristiche sempre meglio distinguibili da quelli di altri mezzi di trasporto, anche se spesso rimaneva visibile, nel progetto, la struttura di una carrozza adagiata su di un motore.

La concorrenza tra diversi sistemi era sempre maggiore e finiva per essere inscenata davanti al pubblico: fu così che nacquero le prime gare automobilistiche, tra le quali era senz’altro famosissima la Parigi-Rouen. Anche se sembravano profilarsi buone prospettive per il motore a benzina, questo sistema pareva tardare ad affermarsi sugli altri. Il primo record di velocità terrestre ufficialmente registrato, del 1898, è da attribuire proprio ad un’automobile elettrica: il francese Gaston de Chasseloup-Laubat raggiungeva i 63,14 chilometri l’ora, mentre l’anno successivo, il 29 aprile 1899 Camille Jenatzy superava la bellezza dei cento km/h con La Jamais Contente, anche in questo caso un’auto elettrica. Con la sua spiccata linea appuntita, questa vettura cercava una sua soluzione aerodinamica, anche se prematura.

                                                                                                                                                      Benz Patent Motorwagen, 1886

IL NOVECENTO

Come visto, il XX secolo si apriva con una ricerca volta nelle direzioni più disparate. Da carburante fungevano anche sostanze come il petrolio e l’alcool. Infatti, l’automobile a benzina finì per diventare il modello più affermato solo a partire dal periodo intorno alla prima guerra mondiale.

La prima auto non carrozziforme fu la Mercedes 35PS del 1901. Raggiungeva i 70 km/ora.

Anche in Italia all’inizio del novecento iniziò la produzione industriale della FIAT a Torino, con la consulenza tecnica dell’ingegnere Enrico Bernardi che fin dal 1896 aveva iniziato a realizzare industrialmente automobili con motori a scoppio presso la ditta Miari e Giusti di Padova.

Dal 1908, con la realizzazione in America della “Ford Modello T”, l’industria automobilistica ha dato avvio alla costruzione in grande serie di autoveicoli (dal 1913 utilizzando una catena di montaggio) incidendo fortemente sulla civiltà del XX secolo, considerando che tale auto è stata in produzione 19 anni con oltre 15 milioni di esemplari realizzati. Non si trattava di sviluppi di natura puramente tecnologica: infatti, di pari passo, la teoria economica del taylorismo introduceva nuovi canoni di produttività, ridefinendo in parte il ruolo del lavoratore e aprendo questioni di natura umana e sociale. Da una parte, la nuova classe operaia si ribellava a queste dinamiche coniando il termine dispregiativo di fordismo.[5] Dall’altra si faceva il primo passo verso la produzione in massa di autovetture che potessero essere alla portata dei ceti meno abbienti.

Fu un’occasione presa al volo dalle dittature fasciste, che vedevano lo sviluppo di beni di consumo come fattore di piena occupazione e stabilità della base. Si diede così inizio una prima diffusione di autovetture in Italia o in Germania. Il 1936 fu infatti l’anno di nascita di modelli come la Fiat Topolino e la Volkswagen Maggiolino. Enorme era lo sforzo intrapreso da Hitler per dotare negli anni trenta il terzo Reich di una vera e propria rete autostradale: secondo il Führer l’auto era infatti un modo di far conoscere il territorio del Reich alla popolazione tedesca, più che un mezzo di trasporto urbano. L’auto doveva venire a costare meno di diecimila marchi.

Dopo la guerra, lo sviluppo industriale consentì innovazioni sempre diverse e più raffinate: gli pneumatici radiali fecero la loro comparsa sul mercato nel 1948; tre anni più tardi, era la volta del motore ad iniezione. Il secondo dopoguerra fu per molti paesi europei come l’Italia un momento assai importante. Il parziale smantellamento dell’industria di guerra e il boom economico favorirono la diffusione massiccia di questo mezzo di locomozione.